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Dante Alighieri, nato a Firenze tra il 21 maggio e il 20 giugno del 1265 , è forse il poeta e scrittore italiano di  prosa più famoso del mondo.  

La sua opera più importante, La Divina Commedia, è considerata una tra le più importanti opere di tutta la  letteratura europea medievale. 

Scegliendo di scrivere la sua opera in dialetto toscano, che poi sarebbe diventato l’italiano letterario  standard, e non in latino, contribuì a rendere la nostra lingua la lingua della letteratura in tutta l’Europa  Occidentale per diversi secoli. 

Il titolo originale dell’opera, scritta tra il 1304 e il 1321, inizialmente era semplicemente “Commedia”,  l’aggettivo “Divina” gli fu attribuito circa 40 anni dopo dal Boccaccio nel suo “Trattatello in Laude di Dante”. 

Potremmo definire l’intera Divina Commedia come una grande allegoria… ma cos’è l’allegoria? E’ una  figura retorica che in letteratura indica un significato del testo più profondo e nascosto, non letterale. 

La trama della Divina Commedia è semplice: un uomo, ritenuto Dante stesso, comincia un viaggio  ultraterreno, che lo porta a visitare le anime dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Ha due  guide: Virgilio, che lo accompagna attraverso l’ Inferno e il Purgatorio , e Beatrice , che lo introduce  al Paradiso. 
 

La struttura di base della Divina Commedia è il canto. La poesia è composta da 100 canti raggruppati in tre  sezioni, detti cantici, Inferno ,Purgatorio, e Paradiso appunto. 

Tecnicamente ci sono 33 canti in ogni cantico e un canto aggiuntivo, contenuto nell’Inferno , che fa da  introduzione all’intera opera.  Lo schema delle rime del poema è la terzina. Possiamo quindi dire che  il numero divino tre è presente ogni parte della sua struttura. 

«Nel mezzo del cammin di nostra vita 

mi ritrovai per una selva oscura, 

ché la diritta via era smarrita.” 

Così comincia il viaggio del poeta 35enne, la notte prima del Venerdì Santo. 

Dante si perde in un bosco buio, abitato da bestie feroci (un leone, un leopardo e una lupa), ed è incapace  di trovare la via d’uscita e di vedere la luce offuscata da una grande montagna. 

Dante, che era in esilio, in effetti doveva sentirsi piuttosto perso nella sua vita reale; così, all’inizio della  Divina Commedia anche il personaggio di Dante stesso è perduto sia fisicamente che  spiritualmente. L’antico poeta romano Virgilio, l’autore dell’Eneide, (un eroe di Dante) appare nella poesia  per guidarlo attraverso l’inferno nel tentativo di salvare la sua anima. 

Inferno 

“Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente.” L’iscrizione sulla porta dell’inferno non lascia dubbi: non è un posto in cui ci si diverte! 

Arrivati alle porte dell’Inferno, attraversano il fiume Acheronte e arrivano a una caverna a forma di cono  rovesciato composto da nove cerchi. Si stringe mano a mano che si scende verso il basso, fino al centro  della terra, e i peccati e le pene si fanno sempre più gravi. 

I suoi abitanti non si sono mai pentiti mentre erano in vita. Subiscono le conseguenze dei peccati che hanno  commesso da vivi, che vengono inflitte su di loro, con una legge chiamata del contrapasso . Ad esempio,  nell’ottavo cerchio, gli stregoni che usavano la magia oscura per predire il futuro ora hanno la testa  dolorosamente girata all’indietro per tutta l’eternità.  

E’ decisamente il significato letterale del modo di dire “passare le pene dell’inferno”!

Ma andiamo avanti. Nel Primo Cerchio, chiamato Limbo, ci sono le anime meno offensive, come i pagani  non battezzati. Non subiscono tormenti, ma non possono passare al Purgatorio o al Paradiso perché sono  morti prima che Cristo nascesse. Qui troviamo ad esempio Platone, Aristotele e lo stesso Virgilio. 

Quindi passano attraverso gli altri otto cerchi, vedendo terribili scene di sofferenza vissute da coloro che  sono morti in peccato mortale. I cerchi dal 2 a 6 contengono coloro che non riuscivano a controllare se  stessi. Se avevi smania di sesso, cibo, denaro, ti lasciavi andare all’ira o non credevi in Dio…beh questo era  il tuo posto! 

Tra i personaggi che incontrano ci sono la regina Cleopatra d’Egitto, il guerriero greco Achille, Elena di Troia  e l’uomo che l’ha portata via, Paride. 

Il settimo cerchio contiene coloro che hanno commesso violenza contro se stessi, contro altri, o contro  Dio. Un esempio? Alessandro Magno, che in effetti deve aver fatto male a parecchia gente, abita qui. 

L’Ottavo Cerchio contiene ipocriti, ladri, falsari, alchimisti, truffatori, adulatori e ingannatori. Non è un luogo  in cui ci sentiremmo al sicuro. 

Il Nono Cerchio è riservato ai peggiori malfattori, sono i traditori di ogni tipo, quelli che erano falsi con amici  o parenti, il loro paese o Dio. Il luogo peggiore in cui passare la vita, senza dubbio. 

In fondo all’Inferno, Dante e Virgilio trovano lo stesso Satana, il Re dei traditori. È un gigantesco mostro con  tre facce e ali di pipistrello, bloccato nel ghiaccio, con le sue tre bocche, che rosicchia continuamente i tre  peggiori traditori del girone: Bruto e Cassio, gli assassini di Giulio Cesare e Giuda Iscariota, colui che tradì  Gesù. 

Dopo un momento di orrore al cospetto di questa visione, Virgilio e Dante usano il corpo di Satana come  una scala, salendo il suo torso congelato scivolano giù verso il centro della terra e poi camminando verso  l’alto fino ai piedi della bellissima montagna che Dante può ora riconoscere come il Purgatorio. 
 

Dopo un viaggio straziante nelle profondità della disperazione, Dante e Virgilio emergono ancora una volta  all’aria aperta e vedono le stelle, avendo imparato però ad odiare il peccato e non il peccatore. 

E quindi uscimmo a riveder le stelle 

Purgatorio 

Dopo la straziante esperienza all’Inferno, Dante e Virgilio entrano nel Purgatorio, dove le anime subiscono la  punizione per purificarsi completamente dal peccato prima di entrare in Paradiso. 
 

Il Purgatorio ha la forma di una montagna ed è diviso in livelli. I primi due, detti Ante-Purgatorio non ne  fanno parte e sono abitati dagli scomunicati e da coloro che si sono pentiti… ma lo hanno fatto troppo tardi  e non hanno ricevuto l’estrema unzione. 

Attraversati i primi due livelli, Dante si addormenta e si risveglia alle porte del Purgatorio vero e proprio. Un  angelo disegna sulla fronte di Dante e Virgilio, 7 P. La P sta per peccato e mano a mano che attraverseranno  i 7 livelli, scompariranno dai loro volti. 

Ed eccoci quindi ai sette livelli del Purgatorio vero e proprio, che rappresentano i sette peccati capitali:  orgoglio, invidia, ira, pigrizia, avidità, gola e lussuria. 

Il contrappasso esiste ancora in una certa misura; per esempio, coloro che hanno lottato con le fiamme  della lussuria sulla Terra sopportano letteralmente un fuoco purificante nel Purgatorio. Un altro esempio?  Non c’è modo migliore per punire una persona pigra se non condannandola a correre per tutto il quarto  livello del Purgatorio! 

Ma, a differenza delle anime all’inferno, queste anime accettano la loro punizione perché ne vengono  purificate. Cantano e lodano Dio nel mezzo della loro pena e implorano Dante di chiedere alle persone sulla 

Terra di pregare per loro. Le anime del purgatorio, Inoltre, a differenza delle anime dell’inferno, sono libere di  muoversi tra i sette livelli. Oltre il settimo livello in cima alla montagna c’è il Paradiso terrestre, l’Eden. 

Ora Dante e dovrebbe attraversare un muro di fiamme, ma in realtà ha un po’ paura perchè… beh non è  morto, chi non ne avrebbe! 

Ma Virgilio, che da pagano non può entrare in Paradiso, pronuncia le parole magiche: Beatrice è dall’altra  parte, ti aspetta in Paradiso. 

Ebbene, se è così, dice Dante… 

Paradiso 

Beatrice Portinari, morta in giovane età, era l’amore della vita reale di Dante e musa di gran parte della sua  poesia. E’ a lei che Dante affida il compito di portarlo verso Dio. Sembra avere anche il merito principale  della sua salvezza.  

A volte la poesia in questo cantico sembra riguardare più le lodi di Dante a Beatrice che il suo viaggio verso  Dio. 

Ahhh l’amore! 

Ma torniamo in Paradiso! Questo è un posto decisamente felice, composto da 9 cieli, rappresentati da  pianeti, stelle e corpi celesti! Potremmo immaginarlo come l’universo, anche se all’epoca di Dante, gli  astronomi credevano che la terra fosse al centro, la luna e il sole fossero pianeti e Nettuno, Urano e Plutone  non erano stati ancora scoperti. 

Qui la posizione di un’anima, in uno dei cieli, dipende dal livello di bontà che ha raggiunto nella vita, anche  se tutte in realtà sperimentano la pienezza dell’amore di Dio. 
 

Il primo cielo è quello della Luna, in cui abitano gli incostanti, nel secondo, Mercurio, troviamo gli ambiziosi,  ovvero quelli che compivano buone azioni per la fama. Qui troviamo l’imperatore bizantino Giustiniano. 

Il terzo è Venere, in cui troviamo gli amanti… da non confondere con i signori in preda alla lussuria dei  cantici precedenti. Qui parliamo di amore per Dio e per l’umanità! 

Al quarto cielo, il Sole, ci sono i saggi, nel quinto, Marte, i guerrieri della Fede. In poche parole i combattenti  morti durante le crociate. Qui Dante posiziona Carlo Magno ad esempio. 

E’ la volta del sesto, Giove, dove trovano posto i governanti ritenuti giusti: Davide, Costantino, Traiano ecc.  Il settimo cielo, quello di Saturno, era popolato dai contemplativi. 

Poi su verso l’ottavo, quello rappresentato dalle stelle fisse… si perchè all’epoca si pensava che le stelle  fossero fissate alla volta celeste, ma di questo parleremo in un altro momento… qui abitano Fede, Speranza  e Amore. E siamo decisamente arrivati alla Hall of Fame del Paradiso! 

Qui Dante incontra niente di meno che la Vergine Maria, Pietro, Giovanni, Giacomo e Adamo. 

E dopo tante celebrità eccoci arrivati all’ultimo cielo, quello del Primum Mobile, il luogo in cui vivono gli  angeli. 

Beatrice spiega a Dante la storia della creazione dell’universo. Insieme salgono lentamente all’Empireo, il  luogo più alto del cielo. Una volta lì, Dante si copre di luce e riesce a vedere Dio e la Santissima Trinità,  dispiacendosi della sua incapacità di descrivere in parole mortali la grandezza che si manifesta davanti ai  suoi occhi. 

La Commedia a questo punto volge al termine con l’ultimo verso del Paradiso, che definisce Dio stesso e  che definire Divino è perfino riduttivo:

L’amor che move il sole e l’altre stelle